Powertrekk, ricarica i dispositivi USB con le bugie!

Ho appena letto un articolo (FP) su Tom’s Hardware davvero molto divertente.
Cito direttamente:

MyFC, un’azienda svedese specializzata nelle celle combustibili, ha realizzato PowerTrekk, un sistema portatile basato sull’idrogeno in grado di ricaricare i dispositivi USB. Usando una tecnologia simile a quella applicata alle auto, sfrutta processi chimici per ottenere energia elettrica dall’acqua.

Fin qui, nulla di particolarmente strano. Le celle a combustibile sono dei dispositivi che permettono di ottenere energia elettrica da dei reagenti (generalmente idrogeno e ossigeno) evitando la reazione di ossido-riduzione, e quindi senza la trasformazione dell’energia in calore, che è meno efficiente. Queste celle a combustibile vengono effetivamente utilizzate sulle auto a idrogeno e permettono di ottenere energia elettrica da questo gas, per alimentare dei motori elettrici. Dire però che si ottiene energia elettrica dall’acqua è un errore, perché è vero che dall’acqua si ottiene l’idrogeno, ma lo si ottiene per elettrolisi, un processo che richiede energia elettrica per avvenire.

Ma andiamo avanti:

MyFC ha realizzato PowerTrekk, la prima soluzione portatile per fornire energia elettrica ai dispositivi USB tramite l’idrogeno. Basato su una tecnologia simile a quella usata nei prototipi per auto, questo dispositivo usa l’acqua per ottenere l’idrogeno, convertito successivamente in elettricità. Tutto quello che devono fare gli utenti è inserire una specie di serbatoio (PowerPukk) all’interno del PowerTrekk e aggiungere acqua.

Ecco qui la prima grossa cavolata. Come ho detto prima, l’idrogeno si ottiene dall’acqua tramite elettrolisi, e per avere l’elettrolisi bisogna utilizzare energia elettrica. Se anche ci fosse una batteria, che permette di effettuare l’elettrolisi, che procura l’idrogeno per ottenere elettricità, l’elettricità che si otterrebbe sarebbe inferiore a quella della batteria di partenza!
Questo per il semplice motivo che, durante una trasformazione dell’energia, una parte di questa viene sempre dissipata.
Un esempio simile: con una batteria alimento un motore, che alimenta una dinamo che ricarica la batteria. In linea di principio, il motore dovrebbe girare all’infinito! Purtroppo non è così, la dinamo infatti non riesce a recuperare tutta l’energia che viene trasmessa dal motore, che viene quindi dissipata sottoforma di calore. È cioè energia persa. (Vedi: Secondo principio della termodinamica)

La ricarica dei dispositivi, come smartphone, fotocamere e navigatori satellitari, avviene tramite connessione USB, e non è influenzata da fattori ambientali, come nel caso dei pannelli solari. I processi chimici che avvengono all’interno del dispositivo sono strettamente controllati, e come reazione producono una quantità minima di vapore acqueo.
Nello specifico, si scopre che l’energia elettrica è creata da un sistema di membrane in grado di convertire l’idrogeno presente nell’acqua. I realizzatori informano che PowerTrekk è un sistema completamente passivo, che ha bisogno soltanto di acqua e di operare all’aria aperta.

Se il risultato di questa magia è una quantità minima di vapore acqueo, perché non lo si fa condensare e lo si rimette nel serbatoio, in modo da ottenere energia infinita? 😀
Per quanto riguarda le membrane, probabilmente si riferiranno agli elettrodi che vengono utilizzati nell’elettrolisi per la produzione di idrogeno, che hanno la forma di piastre per aumentare la superficie di contatto con l’acqua e migliorarne la produzione:



Il “serbatoio” in grado di compiere la magia è considerato un rifiuto elettronico, e farà parte di un programma per essere successivamente riciclato.

Almeno hanno ammesso che è una magia!

Ma andiamo a vedere cosa c’è scritto sul sito del produttore. Sotto la voce “How it works”, si limitano a dire che basta riempirlo d’acqua e questo produce corrente elettrica.
Sotto la voce “Technical Description” forniscono addirittura dei dati su quanta corrente verrebbe prodotta da questo miracoloso prodotto:

A quanto sembra, pare che il dispositivo abbia una batteria interna da 1600 mAh che funge da «buffer». È improbabile che questa venga utilizzata per l’elettrolisi e poi per produrre corrente con l’idrogeno, perché come ho già detto sarebbe una trasformazione a perdere, e quindi inutile. È possibile che serva semplicemente ad illudere gli acquirenti che il prodotto funzioni davvero, caricando i dispositivi collegati tramite la batteria interna. Ma una volta esaurita quella, niente più corrente!

Sfortunatamente, non vi è alcuna indicazione su come fare per procurarsi questo miracoloso gadget che vìola le leggi della fisica. C’è però un indirizzo email per i distributori interessati a vendere questo prodotto.

A questo punto, non posso che augurarmi che sia tutto uno scherzo, una pubblicità virale di qualche compagnia elettrica che cerca di farsi pubblicità puntando sull’ingenuità di chi condivide le informazioni su questo prodotto. L’alternativa possibile è invece quella della truffa, che potrebbe essere effettuata a scapito dei «distributori» che acquisterebbero a caro prezzo questo prodotto, per poi ritrovarsi con delle borracce colorate.

In ogni caso, il mio consiglio è quello di diffidare (sempre) da chi propone prodotti così innovativi senza fornire adeguate spiegazioni sul loro funzionamento. E ovviamente usare sempre la testa!